• header_mobile.jpg
  • header_mobile_2.jpg
  • header_mobile_3.jpg
  • header_mobile_5.jpg

Teatro Frase.fw

TI E' PIACIUTO LO SPETTACOLO?
tasto donazione paypal e cc
Venerdì, 20 Gennaio 2017 22:27

La recita di Versailles … o quasi – Ad Ivrea è andato in scena un altro spettacolo

Martedì 17 gennaio nel cartellone della stagione del Teatro Giacosa era in programma lo spettacolo La recita di Versailles con Paolo Rossi e la sua compagnia teatrale. Ma ciò che in realtà è andato in scena ad Ivrea (alle Officine H affittate per l’occasione dall’ente che gestisce il Teatro) è stato qualcosa di diverso. Per un problema inerente al sistema di riscaldamento, che è ora in fase di discussione e accertamento da parte degli organizzatori, i camerini e relativo retro palco non erano sufficientemente caldi per consentire agli attori di poter effettuare i previsti cambi d’abito, così, last minute, Paolo Rossi e compagni decidono di andare in scena (lo stesso) “in borghese”, cioè senza costumi. Non era scontato che la decisione fosse questa. Intendiamoci: uno spettacolo, seppur basato su improvvisazioni, deve poter andar scena con i crismi del caso, perché anche l’improvvisazione ha i suoi bei limiti. Cambiarne qualcosa può denaturarlo, può renderlo più debole (dal punto di vista dell’effetto sul pubblico, per esempio), può distorcerne il senso. Non tutti avrebbero accettato di recitare ugualmente, improvvisando più del previsto.

Entrano in scena i musicisti (I Virtuosi del Carso – dal vivo), a metà pezzo entra Paolo Rossi (che con garbo frena un applauso per rispetto a chi sta suonando – ma questa degli applausi a casaccio è un’altra storia) con jeans, maglioncino coppola e leggio e inizia il prologo, raccontando del freddo nei camerini e che si fa senza costumi. Ed è talmente bravo che il pubblico in sala, ancora al caldo perché le rumorose ventole erano appena stati spente, pensa sia un inganno previsto dal copione. Sapete, no? Quel patto per il quale il pubblico sa che ciò che accade sul palco è finzione, ma fa finta di crederci. Deve far finta di crederci altrimenti il presupposto primo del teatro crolla. Quindi ci crediamo (per finta- o no?), ma sarà vero che non è vero? Che confusione!
Lo spettacolo comunque, dopo un po’ inizia: si parla di Versailles, del Re Sole, di Molière e il rapporto col potere attraverso i personaggi del suo teatro (tre i testi scelti: Misantropo, Tartufo e Malato Immaginario), il tutto in un vai e vieni tra passato e presente, tra personaggio, persona e attore (Paolo Rossi cerca di spiegarlo nel prologo rimaneggiato causa freddo). A cucire l’intreccio il pretesto di una rappresentazione da preparare in fretta e furia su ordine del Re, con i relativi malcontenti della compagnia di Molière.
Drammaturgicamente, un casino: (tanto che ci vuole un prologo che spieghi), reso ancor più ostico, in certi punti, proprio dalla particolarità della situazione contingente. Insomma, se già il testo in sé non era semplice da seguire, per i continui rimandi – entrate ed uscite dal tempo e dai ruoli- ad Ivrea ne è andata in scena una versione decisamente ancor più delirante, in cui raccapezzarsi non era semplice (dal punto di vista della tenuta di senso). Riso si è riso, per carità. Paolo Rossi sa far scaturire una risata anche stando zitto e gli attori e le attrici della compagnia non sono certo da meno, però la sensazione (la mia) è stata quella di essere stati ammessi alla prova di uno spettacolo ancora in fase di studio. E non sapremo mai, noi eporediesi, se tale sensazione era dovuta alla particolare condizione della serata, oppure se davvero lo spettacolo fosse di fatto carente nel suo impianto drammaturgico e magari da rivedere, almeno nella struttura fatta di inizio, svolgimento e finale, possibilmente in maniera coerente.
Ad un certo punto al surreale si aggiunge il metafisico, quando una cagnolina (bellissimo esemplare di bulldog francese) entra in scena dalla quinta laterale e inizia ad aggirarsi tra attori e attrici che, tra una battuta e l’altra, la coccolano. Faceva parte dell’improvvisazione eporediese o no? Anche questo non lo sapremo mai. A meno che qualcuno di noi non vada a vedere lo spettacolo altrove. Nel caso, spero ci faccia sapere.
A fine serata eravamo tutti infreddoliti quanto basta e ci siamo ritirati abbastanza contenti di aver speso non pochi soldini, seppur per assistere ad un altro spettacolo rispetto a quello previsto.
Spero che questa città possa in futuro ospitare spettacoli di un certo rilievo, quindi con costi cospicui non facili da coprire con i 400 posti del teatro civico, in luoghi consoni e non sia costretta a lasciarli fuori dal cartellone oppure a rappresentarli in spazi inadeguati, dove il riscaldamento non è che l’ultimo dei problemi se si considera l’acustica pessima e la visibilità limitata, a costi elevati.
Avere una sala a capienza 1000 posti con tali pecche è davvero increscioso. Qualche accorgimento in fase di ristrutturazione non era certo impossibile. Ma lasciamo perdere….

pubblicato su: http://www.rossetorri.it/la-recita-di-versailles-o-quasi-ad-ivrea-e-andato-in-scena-un-altro-spettacolo/

Condividi su...